Carlo Silvano


articoli vari

Continua il dramma degli Eritrei

Il quotidiano "Avvenire" ha il merito di informare l'opinione pubblica su una tragedia che stanno vivendo numerosi eritrei catturati nel Sinai da una banda di malviventi. Il Sinai - riporta "Avvenire" - è "divenuto centro di traffico di esseri umani. Oltre che dalla Libia, dal Paese c’è un flusso di fuggitivi crescente che scelgono Israele per entrare in Europa e chiedere asilo. Il rapporto 2009 di Reporter senza frontiere  collocava lo stato del Corno Africa  all’ultimo posto nella graduatoria mondiale della libertà di stampa. La dittatura eritrea ha espulso da tempo giornalisti e ong occidentali diventando un paese impenetrabile. Dal quale i giovani tentano la fuga a ogni costo". A sollecitare l'intervento delle autorità egiziane e italiane, il sacerdote eritro don Mosè Zerai che tra mille difficoltà è riuscito ad aprire un canale telefonico con i suoi disperati connazionali: quest'ultimi hanno il permesso dei loro aguzzini di utilizzare telefonini satellitari per chiamare quanti possono pagare per loro un riscatto. la situazione è davvero disperata e inaccettabile. Su "Avvenire" si legge che l’ultimatum di giovedì sera 2 dicembre "dava tre ore di tempo ai familiari per pagare via money transfer a un emissario del racket nella capitale egiziana il riscatto di 8mila dollari per ciascun ostaggio, circa 250 profughi africani, tra cui 74 eritrei. Altrimenti sarebbero stati tutti uccisi. Scaduto il termine i trafficanti hanno picchiato gli ostaggi, segregati da oltre un mese nella penisola del Sinai in una località a circa 50 chilometri dal confine con Israele". Dal quotidiano è possibile anche apprendere che un'organizzazione "ha annunciato di aver localizzato esattamente il luogo, non solo la cittadina ma anche l’edificio trasformato in prigione, le cui coordinate sono state già comunicate all’Alto commissario Onu per i rifugiati e alle autorità diplomatiche italiane".

Intanto sei ostaggi sono già stati torturati e uccisi "perché non avevano trovato i danari del riscatto". Altri, invece, sono stati bastonati perché avevano cercato di scappare. Tra le persone sequestrate vi sono anche donne incinte. "I profughi - riporta "Avvenire" - hanno raccontato a don Mosè la loro odissea, prima sono partiti da Tripoli, in Libia, dove molti erano stati respinti dall’Italia via mare, per andare in Israele, pagando i 2mila dollari inizialmente pattuiti. Ma nel deserto i trafficanti li hanno sequestrati esigendone 8mila. I pagamenti sono stati chiesti con il cellulare ai parenti che fanno parte della diaspora eritrea sparsa nel mondo, compreso il nostro Paese. Quasi nessuno, naturalmente, possiede la somma per il riscatto".

Categoria: Segnalazioni
domenica, 05 dic 2010 Ore. 06.14
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