Praza de Cresia. In Rete dall'11\06\2006


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Tagliali...cavalo. Non mutilazioni da realizzare, bensì cambiamenti di mentalità

XXVI DOMENICA T.O.“Se la tua mano, o il tuo piede, o il tuo occhio ti scandalizzano tagliali... è meglio entrare monchi nel regno di Dio, che essere gettati sani nella Geenna”. Essere di “scandalo” vuol dire far inciampare e cadere, o comunque non sostenere chi è debole e bisognoso di conforto. Noi pensiamo che la felicità stia nel conservare se stessi, nel camminare indenni in mezzo a questo mondo, nel non perdere mai nulla. Al contrario, dice Gesù, la felicità sta nello spendersi per il 
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Categoria: Liturgia
sabato, 30 set 2006 Ore. 09.29

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Commenti

Autore: Solita moraleInviato il: 01 ott 2006 - 06.59
Non è che sia falso ciò che dicono a Sant'Egidio, ma non c; entra quasiniente con la pagina in questione di Marco. Non si tratta di morale egoistica né di solidarietà. La pafina è da leggere nel contesto del bisticcio dei discepoli per vedere chi era più grande, più perfetto come discepolo.
La chiave interpretativa è nel doppio di occhi piedi e mani. Bisogna smettere le gare di perfezione, le concorrenze di santità. L'unico modo per farlo è accettare (non giustificare) la propria situazione "mancante".
Se si trattasse di morale, vi resterebbe sempre l'altro occhio e l'altro piede o l'altra mano per continuare a fare quello che prima facevate con due.
La morale è il più grande ostacolo per comprendere il vangelo.
Antonio Pinna isrdior<dot>tin<dot>it
Autore: Fulvio Bertellini Inviato il: 01 ott 2006 - 19.57
(...) La Chiesa deve fare attenzione ad essere comunità accogliente, non giudicante...
(...) Questa pagina del vangelo, che sembra molto aperta, molto poco ecclesiastica e CLERICALE, è IN REALTA' ABBASTANZA RIGOROSA. Invita il gruppo dei discepoli a non essere un GRUPPO CHIUSO, ESCLUSIVISTA...
E' molto facile essere esclusivisti, chiusi, pretendere che le proprie idee pastorali o spirituali siano le migliori...perchè il punto di riferimento è il proprio RUOLO, il proprio GRUPPO, la propria associzione, la propria OPERA...e qualunque altro soggetto diventa un INTRUSO, un CONCORRENTE, uno di cui DIFFIDARE....
Vedi L'ARBORENSE - VITA NOSTRA N.32 pag.8
Autore: Antonio PinnaInviato il: 02 ott 2006 - 08.12
Concordo con Fulvio Bertellini. Ma per stare al contesto, bisognerebbe chiedersi come è che dall' atteggiamento di concorrenza dei discepoli al loro interno per vedere chi era il più grande = il più bravo il più santo ecc. nasce poi l' atteggiamento esclusivista del gruppo verso l' esterno. I famosi più piccoli da non scandalizzare = da non intralciare nel loro cammino verso Gesù, in questo testo di Marco, sono proprio quelli che sono detti poco prima non essere dei nostri, eppure fanno cose grandi = segni di liberazione, e cose piccole = bicchiere d' acqua, in nome di Gesù. Ma son o esclusi da quelli che al loro interno stanno facendo a gara per essere più perfetti. La risposta di Gesù è quella di mettere fine alla perfezione = non più due occhi piedi mani, che diventa concorrenza e non accoglienza. In breve: come è che la concorrenza del bene genera vittime sacrificali?
Antonio Pinna isrdior<dot>tin>dot>it
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