sux_stellino
Home Blogs | Home | Login | Contact | My Profile | RSS | About | Cerca

CAMBIO GENERAZIONALE

Una scelta difficile soprattutto quando i rislutati confermano  indiscutibilmente la bontà dell'idea imprenditoriale e l'ipostazione datale da chi ne ha curato l'avvio. la convinzione che l'intuizione imprenditoriale sia stata corretta e le conferme successive alla fase di avviamento, spesso protrattesi per periodi abbastanza lunghi, portano a concludere che solamente il creatore possa condurre efficacemente l'impresa, e che nessun altro possa occuparsene in modo altrettanto adeguato. Spesso per 
Leggi tutto il post...
Categoria: varie
giovedì, 06 nov 2008 Ore. 18.30

Scrivi un commento


Non è possibile inviare commenti a questo Blog

Commenti

Autore: alx_81Inviato il: 10 nov 2008 - 17.09
Purtroppo è sempre stato così. Tante volte non si riesce nemmeno a far capire che il lavoro non è il solo FARE o schiacciare i pulsanti o girare le viti. A volte studiare, guardare, pensare e poi realizzare è del tutto necessario. E questo le generazioni passate non lo possono concepire al massimo, soprattutto se arrivano da esperienze del tutto manuali.
Non si può pretendere di inculcare un particolare concetto o modo di vivere/lavorare. Però a volte, nonostante il risultato arrivi, quello che manca è l'appagamento di sentirsi dire che le proprie idee siano veramente vantaggiose e intelligenti.
Che dire, è dura e non ci si deve mai abbattere, poichè le ulteriori possibilità sono sempre presenti.
C'è da resistere, e i nodi prima o poi vengono al pettine, ma abbattersi MAI.
Cavalcare l'onda come si riesce, piuttosto e trarre il massimo da ogni smagliatura. Non è facile. Ma è necessario.
Autore: fabiInviato il: 19 nov 2008 - 13.39
CAMBIO GENERAZIONALE

Personalmente consiglio invece di definire “Sviluppo Generazionale” ,questo per indicare che spesso non si tratta di un vero e proprio cambio ,ma semplicemente di un’integrazione di generazioni che ,nella maggior parte dei casi ,operano insieme .
Le caratteristiche di oltre il 70% delle aziende italiane è quella di avere una struttura societaria ed organizzativa centrata sulla famiglia.
Il successo e la longevità di queste attività hanno posto in questi anni il problema del cambio generazionale ,ritenuto decisivo per la loro sopravvivenza .
I problemi da affrontare sono molti,ma quello più significativo riguarda il sistema di relazioni incrociato fra ruoli e situazioni aziendali da un lato ,e contesti famigliari dall’altro ,che porta spesso a contraddizioni e comportamenti che in genere determinano il successo o la fine di aziende o di equilibri affettivi o del nucleo famigliare stesso .
Il problema del cambio generazionale si pone come importante elemento che caratterizza il sistema di gestione delle imprese .
La conflittualità interna alle organizzazioni dipende oggi prevalentemente dalle tensioni intestine che esistono nell’impresa / famiglia .
E se nella grande impresa ciò significa spesso “giochi politici” per la conquista del potere ,nella piccola-media impresa questo conflitto si traduce nella paralisi dell’operività o quantomeno nell’autoespulsione o sottomissione di una delle parti : spesso la nuova generazione .
E’ opportuno considerare infine che il successo e la sopravvivenza dell’azienda sono spesso messe in relazione alla sua capacità di adattamento ai cambiamenti;mantenimento della tradizione ed innovazione si integrano così in funzione delle situazioni e richieste dei contesti esterni .
Il ruolo della generazione successiva , presumibilmente più istruita e più aperta della precedente ,è determinante per garantire la continuità .
La resistenza al cambiamento da parte della vecchia generazione può essere peraltro prevista sulla base del principio secondo cui fenomeni di inerzia sono infatti propri di ogni sistema culturale in evoluzione .
La situazione di stallo in cui spesso rischia di cadere l’impresa/famiglia va anche ricercata nel conflitto culturale tra :
- un vecchio imprenditore molto inserito nel sociale ,che veniva spesso vissuto come riferimento di una collettività,che ne ricoceva il modo condottiero ,in un sistema dalle caratteristiche spesso naif;
per contro :
- uno o più eredi che hanno una visione molto più egoistica o votata a finalità più individuali ,quali l’immagine ,il capitale,ed il potere fine a stesso .
L’ereditarietà è un fattore genetico di notevole importanza .
In molti casi la trasmissione genetica transgenerazionale è impedita da :
- un’attività frenetica che genera livelli di stress o comunque fattori generici di psicopatologia professionale
- disinteresse o instabilità delle relazioni di coppia al vertice dell’azienda
- semplice casualità


IL VECCHIO BELPAESE


Basta aprire qualsiasi giornale ,leggere approfondimenti o analisi sulla situazione della società italiana per imbattersi spesso nel tema : il nostro Paese è vecchio .
Non metaforicamente ma anagraficamente e di solito le due cose vanno a braccetto .
Le imprese vivono lo stesso problema e ,al contempo,si pongono l’obiettivo della crescita ricorrendo sempre più spesso alla leva dell’innovazione .
E se le imprese guidate da imprenditori più giovani fossero quelle davvero in grado di crescere grazie ad un approccio all’innovazione differente da quello di chi li ha preceduti ?
Non si parla di conflitto generazionale ,di padri contro figli,ma di normale avvicendamento che nelle imprese italiane si tende a rimandare troppo spesso ,anche se meno che in altri settori della società .
Que
Autore: alx_81Inviato il: 20 nov 2008 - 11.33
> Personalmente consiglio invece di definire "Sviluppo Generazionale"
>,questo per indicare che spesso non si tratta di un vero e proprio cambio
> ,ma semplicemente di un'integrazione di generazioni che ,nella maggior
> parte dei casi ,operano insieme .
Sarei d'accordo se effettivamente fosse uno sviluppo. Ovvero se effettivamente le generazioni collaborassero cercando di raggiungere obbiettivi comuni.
Capita ancora troppo spesso, che esistano figure che tendono, per interessi propri, ad avere ambizioni del tutto deleterie ai fini di sviluppo aziendali. La loro presenza non solo riduce la crescita dell'azienda, ma abbassa il tenore di vita delle parti "buone", toglie obbiettivi comuni, scredita il resto del personale, portando il core dell'investimento verso il malessere più totale che, come sappiamo, porta alla inevitabile fine di una realtà, per quanto grande essa sia. Burocratizzazione, dittatura, manie di protagonismo o prepotenza non fanno altro che creare una catena di montaggio nella quale i singoli individui non solo non si sentono parte della causa aziendale bensì non si sentiranno mai agenti, ma esclusivamente semplici esecutori.

> E' opportuno considerare infine che il successo e la sopravvivenza dell'azienda sono spesso
> messe in relazione alla sua capacità di adattamento ai cambiamenti;
> mantenimento della tradizione ed innovazione si integrano così in
> funzione delle situazioni e richieste dei contesti esterni .
> Il ruolo della generazione successiva , presumibilmente più istruita
> e più aperta della precedente ,è determinante per garantire la continuità .
Non sono d'accordo su quest'ultimo concetto. Nel senso che la parola "presumibilmente" la sostituirei con "non sempre" :-).
Sinceramente dire "più istruita", quando si parla dei nostri sistemi scolastici, mi sembra un po' esagerato :-) e molte volte anche più aperta non la è.
Diciamo che tendenzialmente si spera sia così, ma in alcuni casi è proprio la discendenza ad essere talmente ignorante e/o conservatrice da rovinare quanto creato dai padri fondatori che, seppure con i loro "vecchi" modi di vedere la cosa, credevano veramente nella causa aziendale e anzi, ne hanno provocato l'espansione.
Il problema è che di discendenze intelligenti ce ne sono, ma molto spesso sono sopraffatte da quelle più ignoranti, perchè più "manager" o orientate al "marketing strategico" ma sempre con scarso rispetto per il prossimo. Insomma.. gli squali.
Soprattutto in tema famigliare, il buono viene mangiato dal pescecane, seppure le idee del più "tranquillo" siano veramente quelle vincenti. E nella nostra realtà, vince troppo spesso chi appare e non chi è. Perchè chi è, non ha bisogno di apparire ma il mondo del lavoro in Italia ha bisogno di chi appare. In altri paesi, chi recita, prima o poi, cade. Noi incentiviamo questo tipo di comportamenti, per "stare a galla" e questo scoraggia le nostre migliori persone, addirittura costringendole ad abbandonare il Paese.


> E se le imprese guidate da imprenditori più giovani fossero quelle davvero in grado di crescere
> grazie ad un approccio all'innovazione differente da quello di chi li ha preceduti ?
Le teorie che indichi, che sono condivisibili per tanti versi, a mio avviso non considerano alcuni aspetti dell'esperienza umana.
Con questo intendo dire che quello che conta non è il RINNOVAMENTO generazionale in quanto tale, ma un cambiamento di approcci e di modi di avvicinarsi e di affrontare i problemi. Quindi, non sempre una tecnologia è quella giusta, non sempre la novità conquista ed infine non sempre si è in grado di fare scelte corrette se prima di tutto non si collega il cervello. La scelta della discendenza, dovrebbe essere fatta in questi termini, cercando di mettere in sinergia il contesto reale (
Autore: alx_81Inviato il: 20 nov 2008 - 11.35
(continua) ..reale (mercato, società, esigenze, economia, bontà di pensiero) con la/le persone che sappiano investire su quel contesto, soprattutto in termini di idee. Ma le idee, possono rifarsi benissimo a realtà passate.
Io vedo la parola RINNOVAMENTO non come FARE QUALCOSA DI NUOVO O TECNOLOGICAMENTE AVANZATO, ma come CREARE LA SITUAZIONE ADATTA NEL CONTESTO PARTICOLARE. Non è un caso che i paesi europei che hanno grandi idee e buone situazioni di sviluppo economico siano tornati con calma ad usare il buonsenso e non ad abusare dei presunti cervelloni o imprenditori di successo solo perchè hanno un nome. Più passa il tempo più vedo realtà povere di idee, e le aziende italiane, a mio modo di vedere, non hanno ancora capito come si investe e come si lavora per raggiungere il vero successo. Prima si dovrebbe raggiungere il successo interiore per ottenre poi quello sociale e di conseguenza, della propria azienda. Lavorando dall'estero mi sono accorto di tante cose, che qui, nel nostro Bel Paese, non esistono nemmeno come miraggio.
E sembra che Daniela ne stia seriamente risentendo, trovandosi ad affrontare una realtà chiusa che non investe sulle sue idee e che anzi, nemmeno le dà credito.
E quanto avremmo invece bisogno di persone che credano nel proprio lavoro, che ci tengano veramente e che investano anche sulla propria vita per portare in alto la propria causa.. Siamo indietro, mi duole dirlo.. Ma le nostre imprese sono proprio alla frutta.

Scusa l'intromissione, ma sento vicina la discussione, avendo provato tante realtà in Italia e ora, lavorando fuori.
Grazie per la bella ed interessante discussione
ciao :-)

Autore: - Non disponibile -
Inviato il: 25 ott 2009 - 21.35
Il testo di questo commento è stato oscurato.
Autore: - Non disponibile -
Inviato il: 25 ott 2009 - 21.35
Il testo di questo commento è stato oscurato.
Autore: - Non disponibile -
Inviato il: 25 ott 2009 - 21.39
Il testo di questo commento è stato oscurato.
Copyright © 2002-2007 - Blogs 2.0
dotNetHell.it | Home Page Blogs
ASP.NET 2.0 Windows 2003