Cirque Eloize: un sogno lungo una notteMa la vita non può che essere relazione, incontro, fuga, sogno. Un sogno notturno, disegnato su un sipario stellato, un telo blu e nero, da cui occhieggiano mille piccole stelle. In questa notte teatrale, sotto quel cielo immenso, aspettiamo Sofia.
Un giovane uomo scala una pertica a testa ingiù, si tuffa verso il suolo, minuscola Acapulco su uno strapiombo senza mare. O forse il mare c'è: un mare gonfio di onde, rosso di stoffa, solcato da una amazzone che cavalca una gigantesca boa rotonda.
Siamo in cammino e in attesa. In una selva di funi e aste, fra fiori e ventagli, ruote e capriole ricerchiamo il luogo propizio, guidati da canzoni oracolari.
Due amanti compongono un universo di passione folle e concentrica: lei, nera stella e luminoso uccello lunare; lui, satellite e schiavo, vittima eletta per la lievitazione miracolosa del cuore.
Una misteriosa voce interiore ci solleva verso un nomadismo aereo: unica dolce vita fammi volare. Sei un ricordo che tengo stretto a me ma prendimi, prendimi...
In quel momento, la ragazza del trapezio ci parla: "fate attenzione a non perdere il filo rosso: è lo stesso che si intravede all'orizzonte quando una storia d'amore sta per cominciare", "ci sono momenti che non si dovrebbero mai mancare: il tramonto del sole...". Mi torna in mente quella donna che conobbi a Londra, che divenne trapezista all'età di cinquant'anni: come è possibile vivere metà della propria vita senza l'emozione di un lancio, senza l'ebbrezza di una meta sicura e impossibile?
L'idea del volo ci suggestiona: lasciaci andare, Terra; facci essere sole e luna, e cielo, foglia e uccello, ala distesa e nuvola lieve. Desidero anch'io il volo, lo slancio verso la magia, il sogno.
Capiamo l'elegia dei versi cantati:
"La notte il cielo è più grande, più grande dei tuoi sogni; lo dicevi quando ero triste e io ci credo ancora. La notte, Sofia, sei più bella, più bella che nei sogni; lo dicevo quando eri triste e io ci credo ancora".
Ecco infine Sofia: la sposa candida, la danzatrice focosa, la nereide senza peso, avvolta in una nube d'acqua.
Giorgio Merlonghi
Dipinto dell'autore
http://www.amnesiavivace.it/sommario/rivista/brani/pezzo.asp?id=263Cirque Eloize - Nomade. La nuit, le ciel est plus grand
di Daniele Finzi Pasca e Jeannot Painchaud
musiche e arrangiamenti di Lucie Cauchon
scenografia di Guillaume Lord
costumi di Mérédith Caron
produzione Cirque Eloize
Teatro Eliseo, gennaio 2006, Roma