Circolo dei lettori della Biblioteca Pasolini di Spinaceto del 16-12-05
Tema dell’incontro “Tallone d’Achille”
L’incontro è iniziato con Luigi che ha proposto dei versi di Rabbi Nachman di Braslav (1772-1810), una preghiera al signore per superare i prorpi limiti, intesi quindi, come punti deboli, talloni d’Achille.
Simone ricorda una parte di 1984 di George Orwell nel quale il protagonista, Smith, in un primo tempo dichiara orgogliosamente che non avrebbe mai fatto il nome della sua compagna, ma una volta torturato veramente, cederà alla violenza e parlerà. Tradisce la sua donna. La considerazione che si può fare da questa citazione è quella che la volontà può non bastare a difendere i propri ideali e che in un ognuno di noi si può annidare una debolezza che pensiamo di non avere.
Valerio porta la discussione verso l’idea che il tallone d’Achille possa essere l’ambizione sbagliata. Per Salvo, invece, il suicido può essere un superamento del limite, del “tallone” di ogni uomo.
Paola porta all’attenzione del gruppo la su alettura del libri Il piccione di Patrick Suskind, in cui il protagonista prende gradualemnte coscienza delle proprie debolezze. In particolare ci legge le pag.16-17 della sua edizione, il punto si innesca tutto il processo e il personaggio diventa quasi un automa e non riesce più a fare la guardia. Paola inoltre ci ricorda un altro personaggio che gli è venuto in mente con questo tema: la perpetua di Don Abbondio nei Promessi sposi. Agnese sa il suo punto debole, cioè il fidanzato mancato, l’argomento di cui ama parlare.
Simone a questo punto iontroduce anche il personaggio di Zeno nel La coscienza di Zeno che ha il suo punto debole nel non saper scegliere.
Angela prosegue citando e leggendoci un brano de la morte a Venezia di Thomas Mann. Nel momento in cui Aschenbach contempla il sorriso di Tadzio vi è allo stesso tempo una celebrazione di debolezza, ma anche di grandiosità del lasciarsi prendere dalla passione.
Salvo ci legge una breve poesia di Bertold Brecth Generale, il tuo carro armato è una macchina potente, in cui il difetto dell’uomo, rispetto alle macchine da guerra che possono solo distruggere e uccidere, e quello di poter pensare.
Leonardo legge alcuni brani dell’opera Il re muore di Eugene Ionesco. La cosa che più si evidenzia è la debolezza del re che non vuole accettare la cruda realta della sua fine. Sembra una metafora dell’arroganza e della cecità del potere, ma anche di quella debolezza, cioè, lìillusione di ogni uomo di fronte alla morte.
Valerio, infine, legge un brano del cantautore Claudio Lolli, di cui cito una frase che mi ha colpito “il potere nella sua immensa intelligenza, nella sua complessità, non mi ha mai commosso”.