Dov'eravate martedì scorso? Forse per voi sarà facile rispondere, per
me no. Devo cominciare a far memoria e guardare l'agenda. Non così per
l'11 settembre 2001. Ricordo benissimo quel giorno: ero insieme a don
Giuseppe e don Roberto in redazione (Vita Nostra), mentre si dava vita
ad un nuovo numero del giornale, quando a un certo punto ricevo un sms
da un'agenzia:
Piccolo aereo da turismo si schianta sulle Twin Towers.
Mi sono detto: certo il pilota, per una manovra errata, ci avrà rimesso
le penne, uno due uffici andati in fumo, ma niente di più. Pur
avendo la tv, si è proseguito nella fatica settimanale di
intervistare, scrivere, impaginare, trasformare in pdf le 24 pagine da
spedire a Cilavegna. Mai si sarebbe potuto pensare che quel giorno avrebbe scandito un'epoca e tutto da quel giorno non sarebbe stato come prima. Passano i minuti, secondo sms:
Si è schiantato un secondo aereo...
Ho pensato a un errore d'agenzia. Stessa notizia rispedita due volte.
Invece, non si trattava di un sbaglio. Tutto corretto. La piccola
tragedia, percepita via sms, andava moltiplicata all'ennesima potenza.
Squilla il telefono in redazione: Accendete la tv. Ed ecco le immagini
della tragedia consumarsi una, due, dieci volte in maniera ossessiva.
Da quel momento, pure noi, non eravamo più ad Oristano, ma là, a Ground Zero,
insieme a quanti con incredulità e ammutoliti guardavano la tv,
rapiti dal vortice dell'abisso del male di cui l'uomo, e l'uomo solo, è
capace. Abbiamo deciso, poco dopo, di spegnere la tv, era impossibile
lavorare e seguire la Cnn. Era impossibile, ma ci siamo riusciti.
Abbiamo deciso di tagliare il cordone ombelicale delle immagini,
ripetute in maniera ossessiva centinaia di volte, per restare attaccati
alla notizia unicamente per via radiofonica. Nell'epoca della civiltà
delle immagini, abbiamo preferito il media inventato Marconi. Abbiamo
potuto così seguire un evento che andava oltre ogni possibile
immaginazione, ma senza lasciarci prendere, assorbire e rapire dalla
tragedia che si consumava. Scegliemmo di non pubblicare in prima le foto delle
Torri che crollavano, ma al loro posto, un
ampio spazio nero,
(scelto poi anche dal quotiano
New Yorker)perché in quel pomeriggio il sole dell'umanità
si eclissò in maniera
repentina e tutti fummo avvolti dalle tenebre di chi aveva volutamente dimenticato le comuni radici umane. L'
editoriale venne affidato a don Antonio Pinna, che utilizzò come titolo una frase del Corano. Seguirono nelle settimane successive pagine che ritornavano sul tema della guerra; della
pace e della
giustizia; del
dialogo con le diverse culture e religioni; del coraggio dei 4 maratoneti oristanesi che si recarono a New York per dire con lo
sport un sì forte alla pace; la storia di un prete, come il
Musu, che l'ha conosciuta sulla propria pelle e l'ha raccontata in un so avvincete memoriale.
Ma voi...sì, voi, in quell'11 settembre 2001, dov'eravate e che cosa avete provato?
Un
sito con le prime pagine dei quotidiani a livello mondiale. Per non dimenticare.
ansa